Dott. Marco Schneider
Psicologo e Psicoterapeuta

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Il Fenomeno delle Baby Escort: cosa succede alle nostre figlie? Come possiamo intervenire?

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Scopri cosa ne pensa il Dott. Schneider su questo particolare tema.

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Oggi sono sempre più frequenti le storie di ragazzine anche di 12-13 anni che usano il proprio corpo come un oggetto, che hanno rapporti sessuali molto precoci con i loro coetanei o con ragazzi più grandi, conosciuti magari su facebook, o che ancora in taluni casi arrivano a prostituirsi in cambio di denaro o di altre remunerazioni (ricariche di cellulari, vestiti, monili, ecc..).
Diverse trasmissioni televisive se ne sono recentemente occupate, e casi rilevanti sono balzati in queste ore agli onori della cronaca (Roma e Milano).
Questo fenomeno naturalmente inquieta non solo i genitori ma anche insegnanti ed educatori, e allarma giustamente le Forze dell’Ordine per i risvolti penali che spesso queste storie prendono.
Nel tentare di dare una spiegazione a tutto ciò, va innanzitutto detto che si tratta di un fenomeno complesso, frutto della azione combinata di diversi fattorinegativi che sommati producono una risultato per troppi aspetti pericoloso.

- In primo luogo, a differenza anche solo di 10 anni fa, le ragazze oggi hanno una pubertà molto precoce, uno sviluppo fisico molto più rapido, pur mantenendo una immaturità psicologica ed affettiva tipica dell’età. Ciò le espone a ricercare vicinanze sessuali con coetanei ma anche uomini più grandi rispondendo ad istanze sul piano fisico, rimanendo però non in grado di soppesare adeguatamente sul piano psico-affettivo conseguenze e coinvolgimenti.

- In secondo luogo, tramite un accesso quasi illimitato ad internet anche dai cellulari, tutti i ragazzi oggi (come mai prima) sono esposti senza filtri ad una possibilità quasi infinita di fruire di svariati tipi di informazioni (comprese quelle sessuali) e di poter creare senza un reale controllo contenuti(anche a carattere erotico) poi socializzati online (basti pensare alla possibilità di accedere senza vere imitazioni a siti hard o di postare sui vari social network video o ogni altro tipo di altri contenuti). Anche a causa di una sempre più esasperata spinta a “mostrarsi” ad un pubblico solo in parte conosciuto (per i giovanissimi gli “amici” di facebook per esempio solo in una bassa percentuale sono anche “veri” amici, conosciuti di persona) anche la dimensione sentimentale e sessuale viene spogliata degli aspetti più “segreti”, simbolici e affettivi, per appiattirsi invece su un piano troppo spesso materiale ed acritico, legato più alla azione e alla esibizione, che al pensiero e al desiderio. Come sempre più spesso tocca osservare, il “diario segreto” tende a scomparire tra le adolescenti, mentre è il desiderio di “condividere” ogni momento ed ogni esperienza con “tutti” (purtroppo anche quelle più intime) ciò che sembra guidare le scelte elaborative di tantissimi giovani e giovanissimi.

- Un terzo aspetto utile ad inquadrare il fenomeno delle “baby escort” è legato al fatto che nella nostra società la fatica, l’impegno, la disciplina, la solidarietà sembrano valori sempre più da rifuggire, perché da ”perdenti”. Ci troviamo infatti a vivere in un contesto socio-culturale sbilanciato in modo netto nel promuovere come valori “vincenti” il guadagno facile, la capacità di emergere ed imporsi alla attenzione dell’altro senza faticare, in modo rapido, o senza impegnarsi per costruirsi una specifica competenza in un qualche campo. Ciò porta soprattutto i giovanissimi ad immaginarsi come persone “grandi” e di successo solo se in grado di “arrivare in fretta”, di “sfruttare” le occasioni, la società e/o gli sforzi degli altri.

- Un ultimo aspetto riguarda la famiglia e le difficoltà che soprattutto in questo periodo storico sta attraversando. Sono infatti progressivamente venute meno le certezze e le condizioni sociali che forse fino alla seconda metà degli anni ’80 permettevano di fatto una “tenuta” del sistema famiglia quale agenzia significativa nella educazione dei ragazzi. Oggi sia per il consolidarsi di un modello culturale sbilanciato sull’individualismo e l’edonismo (in antitesi alla partecipazione e al sacrificio per gli altri), sia per una progressiva perdita di forza e autorevolezza delle famiglie stesse nel dialogo con i figli, le famiglie sono sempre più inermi e non adeguatamente incisive di fronte ai cambiamenti e alle sfide attuali: le famiglie oggi, quando esistono ancora e quando non sono in aperto conflitto, risultano troppo sole, “deboli” e confuse per aiutare in modo concreto e non rigido, caldo, accogliente ma non “amicale” questi giovanissimi nell’affrontare le difficoltà e le insidie presenti nella complessa società nella quale viviamo.


Alla luce di questa analisi il fenomeno delle baby prostitute appare come una caricatura drammatica dei valori culturali più negativi oggi dominanti, legati allo “sfruttamento” dell’altro (e di sé), al guadagno facile e rapido, alla assenza di pensiero sulle conseguenze dei propri gesti e ad una triste e confusa ricerca di conferme dall’altro, anche attraverso la “concessione” a sconosciuti delle parti più intime di sé.
Si può certamente affermare che il rispetto per sé, per il proprio corpo, per la propria emotività sembra in queste giovani passare in modo paradossale attraverso la scaltrezza nell’utilizzo della propria persona per fini di “guadagno”, per “avere in cambio qualcosa” sul piano materiale.
Combattere l’idea che solo attraverso le “scorciatoie”, tra cui la vendita del proprio corpo, si possa vivere felici, essere “grandi e forti” (e per estensione desiderabili e “preziosi”) è senza ombra di dubbio il punto di partenza.

Come è possibile farlo?

È fondamentale ripartire dalla famiglia.
Trattandosi di ragazzi giovanissimi, la famiglia deve ritrovare il coraggio di porsi come un punto di riferimento, deve tornare ad essere un luogo di accoglienza ma anche di contenimento e di regole, di dialogo ma anche di protezione, di filtro e di elaborazione rispetto a quanto accade “all’esterno”.

La famiglia, i genitori, devono trovare più tempo da passare con i “loro” adolescenti, un tempo che deve essere significativo e strutturato (per esempio fare sport, condividere delle passioni e/o fare attività insieme, cucinare, dialogare, fare esperienze, costruire insieme cose, idee e progetti, ecc). anche se i nostri ragazzi potrebbero sembrare restii a tutto ciò e/o spingerci ad appiattirci in passatempi stereotipati.

La sincerità, la lealtà, la trasparenza e l’onestà devono tornare ad essere il filo rosso della vita di una famiglia. È fondamentale educare i nostri ragazzi al valore e all’importanza dell’impegno e dello sforzo, del limite e del pensiero, del dialogo e dei ruoli.

La famiglia deve tornare ad essere il luogo della definizione di cosa è giusto e di cosa non lo è, di cosa significano rispetto di sé e disciplina, pur accettando i rispettivi punti di vista e negoziando le rispettive (magari anche per alcuni versi opposte) esigenze ed aspettative.

La famiglia deve tornare ad “insegnare” come leggere il proprio presente e immaginare il futuro, dosando anche quando necessario i tempi delle cose e dei passaggi della vita.

 

Dott. Marco Schneider, Psicologo e Psicoterapeuta, esperto di adolescenze difficili e penale minorile. 
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