Comprendere il suicidio negli adolescenti

4–6 minuti

Si tratta dunque di un fenomeno in espansione, che ha visto un picco nei due anni di pandemia da COVID ma che risente ancora dell’onda lunga del disagio provocato soprattutto dal lungo confinamento a casa. Durante la pandemia è stato infatti registrato un aumento del 75% degli atti autolesivi rispetto al biennio precedente e del 60 % degli atti di autolesionismo. 

L’Unicef riporta che nel mondo avviene un suicidio di adolescenti ogni 11 minuti, un dato che deve non solo far riflettere, ma anche indurre a predisporre rapidamente piani concreti ed efficaci di prevenzione. 

Nel nostro paese purtroppo oggi manca un piano strutturato di prevenzione degli atti autolesivi. Se si notano segnali che possono far pensare ad un’idea suicidaria in qualcuno, ovvero se si pensa che qualcuno sia a rischio di suicidio, è fondamentale non aspettare e cercare aiuto velocemente, anche se ciò non riguarda direttamente un nostro familiare.

Per farlo è possibile contattare professionisti della salute mentale o servizi di emergenza (in particolare il 112). Tra questi ultimi vi sono anche il Telefono Azzurro e il Telefono Amico, contattabili ogni giorno a tutte le ore.

Il Telefono Azzurro risponde al numero 196.96, mentre il Telefono Amico risponde al numero 02/23.27.23.27 ma si può anche inviare un messaggio Whatsapp al numero 324/011.72.52. Si può anche inviare una mail compilando un form anonimo sul sito www.telefonoamico.it.                                                                  

Nel 2023 sono state oltre 7.000 le persone che si sono rivolte a Telefono Amico Italia per gestire un pensiero suicida, proprio o di un familiare. Non sono mai state così tante, ma soprattutto sono cresciute del 24% rispetto al 2022. 

Nel primo semestre del 2024 le richieste d’aiuto sono state il 6,5% in meno dal primo semestre 2023: una piccola inversione di tendenza certamente positiva, ma assolutamente non sufficiente, soprattutto se si pensa che le chiamate nel periodo prima del COVID erano mediamente 1000 l’anno. 

Il suicidio è un fenomeno molto pericoloso che ha un forte impatto non solo sul singolo (in questo caso sul ragazzo) ma anche sull’ambiente sociale, in primo luogo sulla famiglia e poi sulla società tutta. 

Molti studi evidenziano come le famiglie giochino un ruolo cruciale nella prevenzione, soprattutto ascoltando il disagio dei ragazzi e promuovendo il dialogo aperto rispetto alle sofferenze della vita. 

Spesso però le famiglie si trovano sole ad affrontare lo stigma sociale legato alla sofferenza dei ragazzi, la vergogna è l’emozione principale e molte oggigiorno sono le difficoltà che soprattutto i genitori vivono nell’accettare il vissuto emotivo negativo del figlio.

,Questo è un fattore culturale molto significativo, legato all’idea che non si debba né si possa provare disagio.

Tutto ciò può ostacolare la consapevolezza della presenza di una sofferenza nel proprio figlio e può portare i genitori a minimizzare o a non vedere la gravità dei comportamenti autolesionisti o delle idee autolesionistiche, rischiando di non intervenire in modo efficace ma soprattutto tempestivo. 

Ma perché decidere di togliersi la vita? Perché arrivare a una decisione così drastica? È difficile identificare una causa unica e precisa in quanto dietro a tale comportamento si celano molti elementi che appartengono a sfere diverse (ad esempio individuale, familiare, socio-ambientale ecc…) spesso tra loro interconnesse e che influenzano il comportamento autolesionistico in modo complesso. Alcuni dei fattori principali includono:

  • Problemi di salute mentale e problemi familiari, come la depressione o ad esempio un ambiente domestico conflittuale: questi fattori possono aumentare il rischio di suicidio.
  • Esperienze traumatiche, come abusi e bullismo, che possono contribuire alla creazione di sentimenti di rinuncia quando non di disperazione.
  • Pressioni sociali e scolastiche, le quali in alcuni casi possono essere molto pesanti per alcuni adolescenti.
  • L’isolamento sociale, che può aumentare di molto sentimenti negativi già presenti o creare vissuti di inutilità e disperazione senza che questi possano essere condivisi e in qualche modo leniti.

Oltre a questi fattori di rischio, vi sono però dei fattori di protezione che possono aiutare gli individui a fronteggiare le difficoltà della vita e che devono essere considerati delle linee guida nel rapporto con i figli. Tra i principali troviamo:

  • Presenza di una rete familiare positiva caratterizzata da modelli familiari basati sulla fiducia reciproca e sulla percezione di sostegno.
  • Sostegno di amici o di altre persone significative.
  • Senso di responsabilità verso gli altri: occuparsi di qualcuno aiuta a rinforzare l’autostima e la voglia di superare le difficoltà.
  • Buona integrazione nel contesto scolastico, lavorativo e sociale.
  • Percezione di efficacia, ovvero la sensazione di poter efficacemente affrontare le difficoltà della vita.
  • Fede religiosa e la frequentazione di luoghi di culto: si è visto che appartenere a questi contesti di aggregazione riduce il rischio di atti autolesivi.
  • Sanzioni culturali contro il suicidio: norme sociali e morali, differenti tra le varie culture, che scoraggiano il suicidio all’interno di una società, con il tentativo di mantenere la coesione sociale.

 Spesso ci si chiede se sia davvero possibile prevenire atti così terribili. Va detto che purtroppo non sempre è possibile. La cosa però importante è offrire sempre (come regola generale) un supporto emotivo ai giovani, ovvero mostrarsi disponibili a parlare delle proprie emozioni con i giovani e promuovere delle relazioni positive basate sull’ascolto e l’accettazione, così da ridurre il senso di isolamento. Altrettanto essenziale è prestare attenzione a specifici segnali che possono essere un campanello d’allarme. I principali sono:

  • Cambiamenti improvvisi e drastici nell’umore nel ragazzo.
  • Isolamento (cronico o improvviso) dagli amici e dalla famiglia.
  • Comportamenti passati e presenti rischiosi o autolesionistici.
  • Espressioni verbali di inutilità o mancanza di speranza.
  • Uso di alcol o droghe (soprattutto se rappresentano una modalità di fuga ed evasione dai problemi)

La prevenzione e l’intervento tempestivo possono fare la differenza, salvando molte vite. Non aspettiamo!

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